Tutto tace.
Il freddo è pungente e non ci sono più nemmeno le luci nelle case a scaldare un po’ questa rigida serata di inizio inverno. Qui inizia sempre un po’ prima che altrove ma quest’anno è cominciato davvero in anticipo, non era nemmeno il mese di novembre.
Adesso siamo a Natale, tempo di alberi e di presepi. Io un po’ presepe lo sono sempre stata, con le mie casette arroccate l’una sull’altra a dominare questo angolo di paradiso tra le montagne, trecentossessantacinque giorni l’anno. Fino a questo.
Adesso me ne sto qui, da sola, senza luci, senza vita, al buio. Là intorno il paesaggio è cambiato, forse per sempre, ma io non voglio arrendermi. Voglio tornare ad essere un presepe e a donare serenità a tutti quelli che passavano e che voglio tornino a passare di qua, per fuggire dalla vita caotica e perdersi nella contemplazione della meraviglia della natura, in ogni giorno e in ogni stagione, una più bella dell’altra.
L’inverno, con il bianco della neve.
La primavera con i prati che riemergono alla luce del sole.
L’estate con i colori dei suoi variopinti fiori.
E l’autunno con la terra che si prepara al riposo invernale e le vette che per prime cominciano ad imbiancarsi. Quest’anno dopo quel boato doloroso è stata la stagione del silenzio, un silenzio assordante ma che non mi ha tolto del tutto la voglia di vivere, di tornare ad essere.
Caro Babbo Natale è questo che ti chiedo. Non un cellulare, una nuova TV e nemmeno quel ultimo videogioco appena uscito. Quello che desidero è tornare quella che ero prima, nulla di più e nulla di meno. Semplicemente tornare ad essere. So che per esaudire questo desiderio ti ci vorrà una slitta gigantesca, ma sono certa che non mi deluderai.
Con affetto.
Castelluccio